Lagosanto
30 Dicembre 2017
Guizzardi sgombra il campo dagli equivoci sull’inclusione di due giovani richiedenti asilo

Migranti ai tavoli. Il presidente Auser: “Chi insiste sul ‘noi o loro’ può considerarsi fuori”

di Redazione | 2 min

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Sandro Guizzardi

di Giuseppe Malatesta

Lagosanto. “L’ingresso dei ragazzi nel gruppo Auser laghese non è in discussione: chi insiste sul ‘noi o loro’ può considerarsi fuori”. Sandro Guizzardi, presidente provinciale Auser sgombra il campo dagli equivoci sull’inclusione di due giovani richiedenti asilo nelle attività del centro, novità che ha fatto ‘accapponare la pelle’ a più di un socio del circolo.

Un chiarimento necessario “alla luce delle dichiarazioni delle volontarie, strumentalizzate da sciacalli che sono già all’opera. Mi spiacerebbe che Auser passasse come associazione razzista o non inclusiva”.

“Siamo per antonomasia, per statuto e per codice etico un’associazione inclusiva, che pratica la solidarietà internazionale, promuove lo sviluppo dei diritti di tutti e vuole comunità locali entità aperte plurali e inclusive” è costretto a ribadire Guizzardi. “Come già avvenuto in altre realtà (Vigarano e Copparo), abbiamo dato anche a Lagosanto la piena disponibilità a costruire un percorso di volontariato per i richiedenti asilo, perché è nel nostro Dna”.

Il benestare dei soci non sarà dunque determinante “come fatto intendere dalla presidente: i valori associativi di Auser – che loro stessi hanno sottoscritto – non sono assolutamente in discussione. Con loro ci confronteremo volentieri, alla luce del sole, su come e in quali tempi strutturare il percorso più opportuno per i nuovi arrivati, non certo sull’avviarlo o meno”.

A Lagosanto, il solo profilarsi di tale possibilità “ha fatto emergere delle difficoltà iniziali che in ogni caso non fermeranno il percorso. Quando si parla senza ipocrisia di un tema complicato come quello dei migranti – dice Guizzardi – vengono fuori comprensibilmente paure e difficoltà a convivere con il diverso, che noi come Auser cerchiamo di affrontare con il dialogo, evitando sentenze, parlandone anche assieme ai ragazzi stessi, per favorire l’accettazione reciproca e superare un gap culturale che avvertiamo, inutile negarlo”.

“Certo è spiacevole arrivare a certi estremi, ancora di più quando le rimostranze provengono (senza metterci la faccia e nelle modalità tipiche della discussione da bar) da un circolo tra i più grandi e più attivi del territorio. Eviteremo un muro contro muro, ma – conclude Guizzardi – confermeremo la volontà di accogliere due giovani volontari che, considerato anche il ricambio generazionale di Auser, sono ancor di più i benvenuti. Di che colore sia la loro pelle non è importante, forse è un dettaglio che interessa a chi fa finta di appartenere ad Auser”.

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